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Le notizie sugli ospedali di Gaza che i media occidentali non pubblicano

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La mancanza di energia elettrica costringe un ospedale pediatrico di Gaza a sospendere le cure
Gaza˗Ma’an. I servizi sanitari di un ospedale pediatrico di Gaza saranno sospesi per due giorni a causa della mancanza di carburante per alimentare i generatori, secondo quanto dichiarato mercoledì dal ministero della Salute dell’enclave palestinese assediata.

L’ospedale di al-Durrah sarà fuori uso per 27 ore, ha dichiarato il ministero, aggiungendo che altri ospedali di Gaza corrono lo stesso rischio.

Ha inoltre avvertito circa le terribili conseguenze della mancanza di carburante sulle vite dei pazienti che dipendono da attrezzature elettriche ed elettroniche.

Anche a piena capacità, le reti elettrice egiziane e israeliane, insieme all’impianto di Gaza, non riescono a coprire il fabbisogno della Striscia di Gaza e forniscono solo energia agli abitanti per otto ore al giorno.

Il blocco israeliano, che limita la quantità di carburante consentita nel territorio palestinese, ha inoltre impedito a Gaza di riparare le infrastrutture danneggiate dalla devastante offensiva israeliana del 2014.

Blocco di Gaza
Blocco di Gaza

La centrale elettrica di Gaza non funziona a piena capacità da anni, durante i quali l’enclave ha vissuto gravi carenze energetiche, peggiorando ulteriormente le condizioni di vita già disastrose nel territorio palestinese e portando nel 2015 l’ONU ad avvertire che Gaza potrebbe essere “inabitabile” entro il 2020.

Traduzione di F.G.

L’assedio di Gaza presentato alla Corte Penale Internazionale

Gaza-PIC. Martedì 23 novembre tre associazioni palestinesi per i diritti umani hanno tenuto una conferenza stampa per annunciare di aver presentato la terza denuncia legale presso la Corte Penale Internazionale (ICC) dal titolo: “Il blocco illegale di Gaza: persecuzioni ed altri comportamenti disumani commessi contro i civili come un crimine contro l’umanità”.

Le tre associazioni sono il Palestinian Center for Human Rights (PCHR), Al-Haq e Al Mezan Center for Human Rights.

Sia l’avvocato Raji Sourani, direttore del PCHR, che Issam Younis, direttore di Al Mezan, hanno espresso le loro opinioni durante la conferenza stampa, mentre Shawan Jabarin, direttore di Al-Haq, ha tenuto un incontro a L’Aia col procuratore della Corte Penale Internazionale, Ms Fatou Bensouda, per consegnare personalmente la denuncia a nome delle tre organizzazioni palestinesi.

Proteste contro il blocco di Gaza
Proteste contro il blocco di Gaza

E’ da notare che si tratta della terza denuncia legale di questo tipo presentata alla Corte da parte di associazioni per i diritti umani palestinesi.

Sourani ha sottolineato il fatto che le associazioni per i diritti umani hanno preso l’impegno in favore delle vittime per non dimenticare né perdonare, e per procedere con l’accusa contro i criminali di guerra di Israele, per tutti i reati commessi, compreso il blocco israeliano imposto oramai da quasi dieci anni e che ha trasformato Gaza nella prigione a cielo aperto più grande del mondo, e che ha provocato disastri causati direttamente dall’uomo.

Sourani ha inoltre aggiunto che il ruolo delle organizzazioni per i diritti umani davanti alla Corte Penale Internazionale non si ferma qui, poiché vi sono ulteriori richieste riguardanti le attività delle colonie e queste associazioni stanno raccogliendo tutto il materiale legale, prima che la magistratura della Corte svolga il proprio lavoro.

Issam Younis ha aggiunto che oggi si tratta di un gran giorno verso la ricerca della giustizia per le vittime palestinesi, alla luce anche della continua e perdurante mancanza di giustizia all’interno della magistratura israeliana. Egli considera il ricorso alla Corte Penale Internazionale come il passo indispensabile dopo che lo stato palestinese ha aderito alle convenzioni internazionali e allo statuto della Corte Penale Internazionale sottoscritto a Roma.

Younis ha affermato anche che le organizzazioni per i diritti umani ritengono la Corte Penale Internazionale come un luogo dove possa essere garantita la giustizia. Spera che la Corte possa investigare seriamente i crimini israeliani e che si muova per il prossimo passo importante che è l’avvio dei procedimenti giudiziari. Ha dichiarato, “Dove ottenere giustizia se non presso la Corte Penale Internazionale?”.

Younis ritiene che le associazioni umanitarie non considerano il ricorso alla Corte Penale Internazionale come un conflitto politico con l’occupazione israeliana, perché la Corte è stata istituita proprio perché la vittima e chi ha commesso il crimine si possano confrontare. Le responsabilità e le colpe in questa parte del mondo sono assenti.

Israele ha imposto il blocco di Gaza da circa 10 anni dopo che il movimento di Hamas aveva vinto le elezioni legislative nel 2006.

Tre aggressioni israeliane sanguinosissime sono state intraprese durante questo lungo assedio, lasciando sul terreno migliaia di vittime e decine di migliaia di feriti.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi

Fonte: Infopal

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